L'Albinismo in Africa: patologia medica e patologia sociale
Ultimamente non passa mese senza che i mass media internazionali, della carta stampata e della televisione, trasmettano notizie a dir poco tragiche di albini africani che hanno subito l’amputazione di uno o più membra o addirittura sono stati uccisi. I loro organi sono ambiti ingredienti ritenuti fondamentali dagli stregoni nella preparazione di pozioni magiche relative alla ricchezza, al potere o all'amore. Tali credenze purtroppo sono largamente diffuse nell’immaginario popolare.Il bilancio conosciuto di questo massacro silenzioso per il solo anno 2008 conta ufficialmente 28 uccisioni in Tanzania, 12 in Burundi, 14 in Uganda. Non parliamo qui delle eliminazioni sistematiche alla nascita effettuate nel segreto della notte, nel nord del Camerun, in Mali, in Nigeria, in Senegal ed in molte altre regioni dell'Africa, di cui non si può valutare né il numero né la frequenza. Più che mai, la comunità africana di persone affette da questa intemperanza genetica è minacciata d'estinzione, per il solo fatto di essere albino. L 'albinismo in Africa cessa di essere una malattia genetica, per diventare un fenomeno sociologico, fortemente colorato di credenze magico-tradizionali.
Qui risiede il vero pericolo. PREGIUDIZI FRUTTO DELL'IGNORANZA Gli albini sono sospettati di immortalità ( i loro occhi così chiari permetterebbero loro di esplorare l'eternità ), di possedere poteri sovrannaturali o anche essere metà-uomini e metà-dei, suscettibili di procurare i sopra citati vantaggi, per cui il loro sacrificio rituale resta comune in tutta l'Africa nera. Nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione, in attesa di sradicare queste pratiche, il sacrificio umano degli albini resta una pratica corrente e le vittime rinvenute sono sempre seriamente mutilate.Soltanto oggi, grazie allo sviluppo delle scienze genetiche, si incomincia ad avere valide interpretazioni scientifiche del fenomeno, mentre da secoli, non solo in Africa, ma con effetti meno devastanti anche in altre parti del pianeta, si é radicata la sua interpretazione magico-tradizionale. Si può facilmente capire che il carattere a volte fantastico di alcune superstizioni relative agli albini è il frutto di una differenza fisica fin troppo evidente. Ma occorre andare oltre. Nella quotidianità dell’africano nero, disciplinata o regolata, oltre che dai contatti fisici, anche da relazioni misteriose con l'ambiente circostante, qualsiasi fenomeno è tendenzialmente giustificato o compreso nella globalità di un dialogo permanente dell'uomo con le entità superiori: le divinità ancestrali, e quelle della natura, per non dire il vero unico Dio. Così una siccità prolungata, una carestia o una catastrofe naturale sono più facilmente comprese come la conseguenza dell’ira degli dei scatenata da una cattiva condotta umana piuttosto che come il risultato di una cattiva politica agraria o di un clima sfavorevole. Nello stesso modo, l'evento felice è una grazia delle stesse entità superiori. L’insorgere di malattie sconosciute ai guaritori indigeni tradizionali, figure forgiate da secoli di ricerche di principi attivi reperiti in natura, è puramente e semplicemente attribuito dalla popolazione all'azione nociva degli stregoni. Essi manipolano la credulità e la buonafede umana. Non è raro oggi che l'insorgere dell'AIDS sia attribuito ad un sortilegio effettuato da uno stregone. Occorre riconoscere che questa tendenza al coinvolgimento degli stregoni diminuisce con l'arretramento dell'analfabetismo, ma persiste ancora spesso in ampi strati di popolazione anche se colta.L'albinismo in Africa obbedisce alla stessa logica. La nascita di un bambino bianco da una coppia nera viene attribuita alla relazione tra gli uomini e Dio. Così, l'albino è considerato come una persona superiore o l'incarnazione di un demone, secondo la regione in cui avviene la nascita, anche all’interno dello stesso paese. In ogni caso, l'albino è sempre oggetto di pregiudizi, gli uni tanto più fallaci degli altri. Si impongono loro abitudini e divieti rispondenti a tradizioni locali. L’aspetto malattia quindi non è considerato poiché l’albinismo è considerato solamente frutto di un volere divino , con la sua immancabile sequela di conseguenze tanto numerose quanto drammatiche. Cancro della pelle, cheratosi acnitiche ed altre forme di infezioni, gravi problemi di vista diventano cronici. Questa cronicità acquisita e gravemente invalidante rende quasi impossibile la vita Oggi, il cancro della pelle è la prima causa di mortalità degli albini nell’Africa subsahariana. Sudafrica, un’esperienza significativa
Di tutti i paesi subsahariani, solo il Sudafrica sembra aver predisposto alcune politiche sanitarie significative. In questo paese, l'albinismo è considerato giustamente un handicap. Secondo le dichiarazioni di un membro della società sud-africana d'albinismo, “South African Society Of Albinism”, la condizione degli albini in questo paese è migliorata dopo aver lanciato molte campagne di sensibilizzazione organizzate dall'autorità pubblica. Sono avvenute distribuzioni di creme per protezione solare, sono state fatte analisi gratuite per individuare eventuali forme tumorali della pelle, e sono state applicate altre forme di assistenza. Tuttavia, occorre riconoscere che rimane quasi tutto da fare, e ciò che è stato fatto riguarda quasi esclusivamente il Sudafrica. Nel mondo del lavoro i datori di lavoro adottano troppo spesso pretesti falsi per rifiutare il lavoro agli albini creando loro ulteriore emarginazione. Ma, più che altrove, è nelle campagne che devono concentrarsi gli sforzi per cambiare le abitudini e le mentalità, specialmente quelle legate alle pratiche magico-superstiziose. Non è un compito facile e richiede molto tempo, in una società africana fortemente tradizionalista. In quest’ultimo periodo, incalzate dall’escalation delle uccisioni, in Tanzania, Camerun, Mali ecc., per un totale di dodici stati, stanno nascendo delle associazioni sul territorio che si propongono di sensibilizzare l’opinione pubblica, non solo africana, al fine di debellare quest’esecrabile fenomeno.
Stephane