Dar es Salaam. Le associazioni contro il ritorno dei sacrifici umani.
dall'Italia, Geraldina Colotti
Il 4 maggio si è celebrato a Dar es Salaam, in Tanzania, il National albino day. Una giornata di incontro nazionale, per gli albini, che ha visto anche momenti di scambio e riflessione con i rappresentanti delle varie organizzazioni che raggruppano le persone affette da questa malattia, provenienti dal Ghana, dal Kenya, dal Malawi, dal Senegal, dal Sudafrica e dal Regno Unito. Telesphor Remigius Magobe la racconta sul sito italiano albinismo.it e si interroga sulle cause che hanno portato al ritorno dei sacrifici umani.
Il segretario generale dell’Associazione albini della Tanzania, Samuel Miluge, ha istituito al riguardo un gruppo di ricerca e ha rivolto un appello alle istanze sindacali, religiose, alle organizzazioni per i diritti umani perché si attivino presso le istituzioni pubbliche e fra la gente per sconfiggere «questa piaga nazionale».
Secondo un’inchiesta condotta da Jean-Jacques Ndoudoumou, presidente dell’Associazione mondiale per la difesa degli interessi e la solidarietà degli albini (Asmodisa), in certe parti del Camerun gli albini verrebbero uccisi alla nascita dai genitori. Altrimenti come mai - si chiede Ndoudoumou - in certe parti del nord esistono albini provenienti da regioni d’Africa e negli ospedali del posto sembra non esserne nato nemmeno uno? Da adulti, gli albini africani raccontano tutti un’infanzia di rifiuto o discriminazione. , parola che nella lingua Swahili significa albino. Per questo motivo, aggiunge Kway-Geer, è necessario dare informazioni sull’albinismo, perché le persone non siano più preda delle false credenze. Importante, aggiunge la ministra, è censire e proteggere gli albini tanzaniani, e garantire loro istruzione e assistenza sanitaria.
Le donne albine sono ancora più esposte, perché vengono spesso ritenute responsabili della malattia: «Le si accusa di aver dormito incinte all’aria aperta di notte e in un luogo proibito, o di aver tradito il marito durante la gravidanza», spiega a afrik.com Fabéré Sanon, presidente dell’associazione per le persone albine (Anipa) che ha sede in Burkina Faso. Agli albini vengono attribuiti spesso poteri magici, benefici o malefici secondo il caso: sarebbero veggenti, dotati di poteri sovrannaturali come quello di procurare ricchezze o disgrazie. «La gente mi seguiva per farmi dei regali perché gli portassi fortuna,ma ho sempre rifiutato», racconta Korotomi Traoré, una giovane burkinabé che in Francia fa parte dell’associazione di sostegno agli albini, Genespoir.
Altre associazioni in difesa degli albini esistono in Senegal o in Tunisia. Tutte si sono strette in un abbraccio ideale con gli albini di Tanzania, che oggi hanno paura di subire nuove aggressioni.
Mastan Keita, maliana, è vicepresidente della Fondation Salif-Keita per gli albini, fondata nel 2006, e finanziata dal celebre musicista Salif Keita, suo marito. Grazie all’attivismo di Keita, l’Organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto l’albinismo come un handicap di natura dermatologica e oftalmologico. Il nostro obiettivo – dice Mastan, è semplice: « Fare in modo che gli albini vengano considerati un giorno degli esseri umani come gli altri».
Geraldina Colotti
(Il Manifesto, 8 Agosto 2008 , pag. 7 -Internazionale)