Il bianco e il nero: la differenza. Primo passo

evento musicale e non solo pro Albinismo Africa

Per celebrare la bellezza della "DIFFERENZA"!

Nel corso della serata e nei giorni precedenti sono stati raccolti
OCCHIALI DA SOLE, nuovi e/o usati
da donare alla "The Salif Keita Global Foundation Inc."

LA RACCOLTA CONTINUA
presso le segreterie del
Centro di Medicina Generale di San Giorgio di Piano (Via Pirotti 20)
Centro di Medicina Generale di Bentivoglio (Via Marconi 42/b)

DIFFONDI L'INIZIATIVA

CI  SARANNO  ALTRI  EVENTI!

locandina in pdf

Il bianco e il nero: La Differenza
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Il narratore
Gli artisti
Il flimato
L'album
Albinismo in Africa
Un pezzo bianco da migliaia di dollari
In un piccolo villaggio d'Africa. Il sogno di Adu



......Il Narratore......

Primo passo de"Il bianco e il nero. La differenza"

Friday, September 9th
was a beautiful evening:
it was hot, still summer weather, the moon was full,
so many people in the streets,
friends who have worked with passion and joy to serve food and drink
to those who attended,
musicians who played and sang with professionalism,
commitment and satisfaction .... everyone were so happy.
The elements for a successful initiative there were all and so that was!
(Giorgio Colombari)


......Gli Artisti.....

duetto violino e chitarra

Stefano ed Elena Mirandola,
padre e figlia,
chitarra e violino, 
nell'aere della sera in festa,
una ciiarda si diffonde...
dal ritmo, prima lento ed intenso, poi incalzante frenetico e selvaggio.


America Virginia Quesada e i balli della sera

America Virginia Quesada,
un pensiero rattrista il suo cuore,
ma è da quel pensiero, che
prende forza e
dà il via alla danza del corpo, espressione di gioia condivisa.

suonano i benéssum band

Benéssum Band

Max Calanca alla chitarra

Massimo "BIG MAX" Calanca
e i suoi amici Rockers

gruppo musicale: Born in the 60's

Born in the 60's...
alle prime note di "Hey Joe" l'entusiasmo della piazza si ode.

 

......Il filmato.....

filmato sull'albinismo in Africa

La proiezione del filamto "Albinismo in Africa".
Il tecnico, pazientemente, vigila.

.....L'Album....

foto dell'evento musicale:


......Albinismo in Africa......

Albinismo africa: padre nero e figlio bianco
foto by Liron Shimoni

Io sono bianco, un piccolo AFRICANO BIANCO,
nato da genitori AFRICANI NERI.
La mia pelle è bianca perché sono albino.

I miei genitori non mi hanno ucciso,
né abbandonato
,
perché sanno che cos’è l’albinismo.

La mia mamma non è stata ripudiata
dal mio papà e dal villaggio

perchè il mio papà e la gente del villaggio
sanno che cos’è l’albinismo.

Sono stato fortunato.
Mi è stata data la possibilità di crescere
e godere dei colori della Mia Terra.
Mi è stata data la possibilità di vivere.

 

Che cos’è l’albinismo?
L’albinismo è una condizione ereditaria
che si manifesta con l’assenza o la riduzione di un pigmento
– la melanina – 
nella pelle, nei capelli, nei peli e negli occhi.

La melanina colora la pelle,
proteggendola dai raggi dannosi del sole,
e consente uno sviluppo normale degli occhi e del sistema ottico.

Siamo AFRICANI BANCHI
perché nella nostra pelle manca la melanina,
che la renderebbe scura,
proteggendola dai raggi dannosi del sole.

Senza la melanina, siamo in pericolo.
Senza la melanina, la nostra vita media non supera i 30 anni.

Cheilite attinica
Se non proteggiamo le labbra
con una crema protettiva a schermo totale,
il sole le attacca…
le desquama e le riempie di piaghe,
che degenerano in carcinoma del labbro.

Cheratosi attinica
Se non proteggiamo le parti del corpo
scoperte ed esposte al sole
– viso, orecchie, cuoio capelluto, collo,
braccia, gambe, mani e piedi –
con una crema protettiva a schermo totale,
il sole le attacca…
le riempie di squame giallastre,
pruriginose e brutte a vedersi,
che degenerano in carcinoma della pelle.

Molti di noi hanno i capelli rasati a zero,
per tenere sotto controllo lo stato delle piaghe
che si formano sul cuoio capelluto,
non protetto da un cappellino.

Sono pochi i medici che curano le piaghe
che si formano sulle parti esposte del nostro corpo.
L’ assistenza sanitaria a noi non è concessa o è scarsa.

Una crema protettiva a schermo totale
proteggerebbe la nostra pelle.
Ma la crema solare costa molto.
Un prezzo proibitivo per molti genitori.
In alcune regioni è perfino introvabile.

Vestiti adatti, foulards e cappellini
proteggerebbero le parti esposte del nostro corpo.
Ma molti di noi hanno, a stento,
un pasto al giorno e un letto su cui dormire.

Fotofobia
I nostri occhi “hanno paura della luce solare”
perché manca la melanina nell’iride e nella retina.

Un paio di occhiali con lenti colorate
impedirebbe al sole di abbagliarci.

Ipovisione
Fin dalla nascita,
la nostra retina manca di una piccola area, la fovea,
i nostri nervi ottici seguono un percorso anomalo
e i nostri occhi sono un po’ ballerini –nistagmo -
E’ sempre colpa della melanina, che non c’è o ce n’è troppo poca!

E così noi vediamo poco.
Ma vediamo
!
Non abbiamo bisogno di imparare il Braille.
Sono sufficienti piccole cose…

Un paio di occhiali da vista
ci aiuterebbe a migliorare la nostra visione
di almeno un grado.

Per non parlare poi dei nuovi ausili ottici!
Ma, forse, chiediamo troppo…

Un insegnante che non confonda
la nostra ipovisione con svogliatezza o altro
sarebbe di grande aiuto nell’ apprendimento!

Siamo intelligenti!
Possiamo fare qualsiasi cosa nella vita,
come tutti.
Fuorché lavorare sotto il sole cocente!

Vogliamo imparare.
Prendere un diploma. Magari una laurea.
L’istruzione è importante.
Ci darebbe una possibilità in più nel mondo del lavoro.
La possibilità di non restare ai margini!
Un futuro dignitoso per noi AFRICANI BIANCHI!

Basta alla discriminazione, alle superstizioni,
alle amputazioni , alle uccisioni!
Spieghiamo, a gran voce, alla mia gente
perché siamo bianchi!
Perché non imprigionino,
senza alcuna ragione, la nostra vita!

Basta alla discriminazione nei luoghi di lavoro!
Se da grande uno di noi vorrà fare il cameriere, il medico
o qualsiasi altro mestiere,
lasciateglielo pur fare!
Il nostro essere bianchi non è contagioso!

Basta alla discriminazione nei luoghi pubblici!
Potete sedervi accanto a noi su un autobus!
Potete salutarci dandoci la mano! 
Non costituiamo un pericolo per voi!

Lasciateci camminare in pace per le strade della nostra Africa.
Non rincorreteci gioiendo
perché pensate che siamo Bianchi,
per poi rincorrerci insultandoci
perché vi accorgete che siamo AFRICANI BIANCHI!

Voi Tanzaniani, delle regioni del Lago Vittoria;
non uccideteci, non amputateci, non dissanguateci,
per fare amuleti con parti del nostro corpo!
Non date retta agli stregoni
Amuleti sì fatti non serviranno ad avere fama e ricchezze.
Siamo come voi!
Lasciateci vivere!

AIUTATECI A FARLO CAPIRE ALLA NOSTRA GENTE,
Abbiamo il diritto di sorridere alla vita!
Siamo solo AFRICANI ALBINI!

(rosa pellegrino)

 

......Un pezzo bianco da migliaia di dollari......

Albinismo Africa (Tanzania): 4 foto che raccontano la storia di Bibiana
foto by jodv1951-modificata


Mi chiamo Bibiana.
Avevo 10 anni, quando, di notte,
uno sconosciuto
mi ha assalita, mi ha tagliato la gamba destra e se l’è portata via.

Una domanda mi assillava “Perché mi ha fatto questo?”
<<Perché sei albina.>>, mi ha detto Rosemary,
un’infermiera dell’ospedale,  dove sono stata accolta.
Non capivo!
La motivazione mi sembrava assurda.
Ora, a distanza di tempo, continuo a riflettere.
E, continuo a non capire.

Ho 2 sorelle, Tindichebwa , albina e Sikujua.
I nostri genitori sono morti, prima mamma, poi papà.
Vivevamo con mia zia, in un piccolo villaggio rurale del Mwanza,  quando sono stata mutilata.

Viviamo ancora lì, nello stesso villaggio, col timore che possa succedere di nuovo qualcosa.
Temo per Tindichebwa!
Temo le possa succedere la stessa cosa che a me, o ancor peggio.

La Tanzania è il terzo produttore d’oro in Africa, dopo l’Africa del Sud e Ghana.
In Mwanza, Shinyanga e Mara ci sono miniere d’oro.
In Mwanza e Mara è inoltre fiorente la pesca del persico del Nilo.

Gli organi albini sono “hot cakes” per le persone che, in queste regioni, si cimentano in attività minerarie e di pesca, con il miraggio del benessere immediato.

Stregoni senza scrupoli, spesso assecondati dalla polizia, dai politici e da uomini di “grande cultura” si fanno gioco  dell’ignoranza e della credulità popolare.
<<Portami un “pezzo bianco” e, in poco tempo, sarai un uomo ricco!>>

Genitali, braccia, gambe, pelle, lingua, capelli…
tutte le parti di un corpo albino valgono migliaia di dollari.
Neppure in un’ umile tomba, un “corpo bianco” già in decomposizione, ogni suo singolo ossicino, trova riposo.

Diventano materia prima, scalfita, scolpita e modellata con cura da mani insane, per assumere la sembianza di ciondoli comuni, vari per forma e colore, da portare al collo,
“gli amuleti portaricchezze”.
Diventano primizie, bollite in pentoloni, insieme a spezie officinali, risucchiate del contenuto, “fino all’osso”, per farne un brodo, filtrato e imbottigliato, l’ “elisir di ricchezza”.

Bibiana
si muove lentamente, sorretta da fragili stampelle.
Un largo vestitino, copre ciò che non c’è più.

Si intravede un timido sorriso sulle sue labbra,
la speranza di un domani diverso.

Unica certezza: gli amuleti e gli elisir di ricchezza, fatti con pezzetti della sua gamba hanno seminato solo illusione e crimine,
hanno solo tolto a Bibiana “le gambe” per correre verso la vita.

(rosa pellegrino)

.....In un piccolo villaggio d'Africa.  Il  sogno di Adu.....

In un'aula, un bambino africano albino, seduto accanto a bambini africani neri
foto by Albinos in Africa Killed for their organs - tonksred300

In un piccolo villaggio d’Africa.
Il bianco e il nero. La differenza.
Il bianco,  che stona con  il nero.
Il bianco, che è  esclusione istintiva dal gioco e dal piacere di imparare.
Il bianco, la differenza che non si conosce.
La differenza, che l’ignoranza traduce in discriminazione.

In un piccolo villaggio d’Africa, uno tra tanti
Non importa il nome perché è uno tra tanti.
E’ un piccolo villaggio d’Africa.
E’ uno tra tanti, reale, non di fantasia.

Di buon mattino, ogni giorno, in un piccolo villaggio d’Africa, bambine e bambini si incamminano verso la scuola, chiudendo nel pugno di una mano l’elastico che  raccoglie e lega un quaderno a righe e un quaderno a quadretti.

Di buon mattino, ogni giorno, in un piccolo villaggio d’Africa, anche  Adu, si incammina verso la scuola.

Cammino, tenendomi ad una certa distanza dagli altri, come se stessi tra me e me, pensieroso.
Ma i miei occhi, sottecchi, osservano,
le mie orecchie, indisturbate, odono.

La sua immaginazione inizia a lavorare su ciò che vede e ciò che ode.

Le risate e i gioiosi gesti mi fanno ridere e gioire, proprio come se stessi in mezzo a loro. Rido e gioisco con loro.
Saltellano. E io saltello con loro, speranzoso.

Ad un certo punto, iniziano a parlare di scuola.

<<Hai studiato?>>
<< Sì, certo!>>
<< Bene allora ti interrogo, come fa la maestra. Cos’è un fiume? Cos’è un lago? Cos’è un mare?>>

Io ascolto e imparo. E’ bello imparare!

<<Hai fatto il tema, che ci ha assegnato la maestra?>>
<< Sì, ho scritto due pagine di quaderno!>>

Io non ho fatto il tema. Le pagine del mio quaderno a righe sono ancora tutte bianche.

Eccoci davanti alla scuola.

Timoroso, affretto il passo per accorciare le distanze.
Iniziano i canti e le danze, a ritmo di tamburo.
Mi faccio coraggio, mi infilo in mezzo a loro, per cantare e danzare con loro.
Ma vengo respinto.
Ci  riprovo. Ma c’è sempre qualcuno che mi spinge via.

Festosi entrano, per imparare cose nuove.

Provo ad entrare anch’io, ma vengo  allontanato.
Allora, torno indietro, verso casa, stringendo nel pugno della mia mano l’elastico che raccoglie e lega i quaderni di scuola.
Ci riproverò domani!
Oggi, mi hanno solo fatto un brutto scherzo.
Domani mi faranno entrare, perché io voglio imparare.

Di buon mattino, ogni giorno, per molti giorni a seguire, in un piccolo villaggio d’Africa,
Adu si incammina verso la scuola, speranzoso.
Ma ogni giorno, camminando lentamente, con la testa bassa e le orecchie tese a sentire ciò che non ode mai:
<< Adu, vieni , abbiamo scherzato!>>,
ritorna a casa.

Le pagine del suo quaderno sono ancora bianche.
Adu non sa scrivere. Adu non sa leggere.
Sa solo che cos’è un lago, che cos’è un mare, che cos’è un fiume…sa solo le cose sentite, camminando verso la scuola.
Non sa neppure com’è fatta una scuola! Nessuno lo ha fatto mai entrare, in una scuola.

Ora, ormai ventenne, è seduto  lì, ai margini di una strada, con il palmo di una mano teso verso l’alto e la testa china.
Le pagine del suo quaderno a righe sono sempre rimaste bianche, come la sua pelle.
Adu è bianco.
Adu è albino.

( rosa pellegrino)