L'uomo invisibile

"L'uomo invisibile". H. G.  Wells . Gruppo Editoriale Mursia.

 

Siamo all’inizio del ‘900 in  Inghilterra: uno scienziato un po’ folle, albino,  con lunghe ricerche segrete ha scoperto un unguento  che rende invisibile  la pelle non pigmentata, la sua. Una serie di avventure comiche e tragiche si sviluppano da questo presupposto: il corpo c’è, ma non si vede, non è un fantasma, ma,  appunto, un “uomo invisibile”.Approfittando della sua invisibilità, si mantiene agli studi  rubando, ma sfortunatamente prende un raffreddore: tutti sentono il ladro starnutire, sentono le porte sbattere e lo scalpiccìo dei suoi piedi invisibili. I suoi inseguitori cospargono il terreno di frammenti di vetro, allora deve mettere le scarpe...e si vedono le scarpe correre da sole...I suoi vestiti stanno appesi come su un attaccapanni animato: non flosci e come vuoti, ma in forma di un corpo che però sembra non ci sia   Si vede dentro il suo stomaco tutto quello che ha appena mangiato, perchè il cibo è materia visibileSi sente il suo respiro, il suo ansimare e gemere, ma non si vede da dove proviene.. Si odono le sue parole, ma non si capisce da dove provengano e nessuno sa dove rivolgersi per rispondere: quindi, nessuno gli risponde.Non si può sparargli: si riesce a capire che è presente, ma non si sa esattamente dove. Come prendere la mira? Giunge alla conclusione che “essere invisibili dà molti vantaggi, ma non dà la possibilità di goderne.”

Riporto le ultime  pagine del racconto, in cui  l’uomo invisibile viene colpito a morte, e allora ritorna alla visibilità.


Fu colpito con forza sotto l’orecchio e avanzò barcollando nel tentativo di affrontare il suo invisibile antagonista. Riuscì a tenersi in piedi e sferrò un pugno in aria, poi fu colpito ancora sotto la mascella e cadde riverso a terra ... Kemp afferrò i polsi, udì il suo assalitore lanciare un grido di dolore e poi la vanga dell’operaio volò sopra di lui e colpì qualcosa che emise un tonfo profondo. Kemp sentì una goccia di vapore umido in viso, la stretta alla gola di colpo si allentò,  con uno sforzo convulso si liberò, afferrò una spalla che rimase passiva e rotolò sopra il suo avversario, afferrò i gomiti invisibili e li premette a terra. “L’ho preso! – gridò Kemp  – aiuto, aiuto! Tenetelo, è qui! Tenetegli i piedi!”Dopo un secondo, ci fu una partecipazione generale alla lotta, e uno che fosse sopraggiunto in quel momento avrebbe pensato che stessero giocando una partita di rugby molto violenta. Non si sentì nessun altro grido dopo quello di Kemp: solo il tonfo dei colpi, il rumore dei piedi e un ansimare pesante.. Poi l’uomo invisibile, con uno sforzo sovrumano, riuscì ad alzarsi. Kemp gli si buttò addosso come un cane su un cervo e una dozzina di mani colpirono e lacerarono quel corpo invisibile ...Il grappolo dei lottatori si abbassò di nuovo, ci furono – temo – anche calci violenti, poi all’improvviso si udì un grido selvaggio “Pietà!” che si spense subito, in un gorgoglio soffocato. “Indietro, disgraziati, indietro!” gridò Kemp con voce soffocata, e molte figure robuste incominciarono a spingere indietro. “E’ ferito, vi dico, state indietro!” Ci fu un vivace movimento per lasciare un po’ di spazio libero, poi il cerchio di quei volti impazienti vide inginocchiarsi  il medico, a una ventina di centimetri dal suolo, premendo a terra braccia invisibili. Dietro di lui un poliziotto teneva caviglie invisibili.”Non lasciatelo andare! -  gridò il grosso operaio tenendo ancora in mano la vanga macchiata di sangue – ci vuole prendere in giro!” “No – disse il medico alzando cautamente un ginocchio – lo sosterrò io:” Il suo volto era tutto ammaccato e già si stava arrossando. Parlava a fatica, perchè un labbro gli sanguinava. Abbassò una mano e sembrò tastare una faccia. “La bocca è tutta bagnata – disse, poi  – mio Dio...” Si alzò di colpo e poi si inginocchiò accanto a quel corpo invisibile.La gente spingeva e si introduceva nel gruppo, mentre altre persone venivano intanto ad aumentare la pressione della folla.  Quasi nessuno parlò. Kemp tastò intorno e sembrava muovesse le mani attraverso l’aria vuota. “Non riesco a sentirgli il polso...il suo fianco.....” “ Ecco...OOH ! - Una vecchia, guardando da sotto un braccio del grosso operaio, mandò un grido acuto -“Osservate qua!” – disse, indicando con un dito grinzoso. E  guardando ciò che ella indicava tutti videro il profilo di una mano pallida e trasparente, come fosse fatta di vetro: vi si distinguevano vene e arterie, ossa e nervi: una mano abbandonata e aperta. Mentre tutti la guardavano diventava sempre pùì opaca. “Ehi – gridò il poliziotto – ehi, adesso un piede!”.E così, prima dalle mani e dai piedi, poi lentamente lungo le membra  fino ai centri vitali, continuò quello strano mutamento: ritornava a essere visibile.Era come il lento espandersi di un velenoPrima comparvero le venuzze bianche, che tracciarono un abbozzo grigiastro indistinto delle membra, poi le ossa trasparenti e il disegno intricato delle vene. Poi pelle e carne: prima si vedevano solo come una debole nebbia, poi rapidamente diventarono dense e opache. Dopo un po’, la folla potè vedere il torace aperto da una ferita, le spalle e i contorni confusi di quel volto teso e deformato. Quando infine la folla lasciò posto a Kemp e questi si potè alzare, in terra giaceva, nudo e pietoso, il corpo di un giovane sulla trentina. Aveva capelli e sopracciglia bianchi, non grigi per l’età, ma bianchi: bianchi come quelli degli albini, e gli occhi rossi, come rubini. Le mani erano strette a pugno, gli occhi spalancati, e il volto aveva un’espressione di rabbia e di sgomento insieme. “Copritegli il viso – gridò un uomo – per amor del cielo, coprite quel viso!” Qualcuno portò un lenzuolo: lo coprirono e lo portarono dentro. Ed egli rimase là, su un letto sordido, in una stanza disadorna, male illuninata, circondato da una folla ignorante ed eccitata, ferito e martoriato, tradito e non compianto. Lui, il primo fra tutti gli uomini che riuscì a rendersi invisibile, il piì dotato fra tutti i fisici che il mondo abbia mai avuto, finì la sua strana e
terribile carriera in modo veramente tragico.

Così finisce la storia dello strano e malvagio esperimento dell’uomo invisibile e, se volete saperne di più, dovete andare in una piccola locanda vicino a Port Stew e parlare con il padrone. L’insegna della locanda è un’asse vuota, con su dipinti solo un cappello e un paio di scarpe: si chiama come il titolo di questo racconto.

 
Per saperne di più:
Copertina Libro:  H. G. Wells